Ciao!
Cerco di sintetizzare e rendere semplice il concetto il più possibile:
in effetti accade che in questo caso specifico la Libia è un "paese di transito" e non il paese di origine. Nel caso in cui un soggetto ha diritto all'asilo politico, l'espletamento dell'iter burocratico dovrebbe aspettarlo nel Paese di origine il che in molti casi risulterebbe molto rischioso. Nella normativa italiana, il respingimento prevede il rimpatrio nel paese non necessariamente di Origine (come da termine "rimpatrio" ci si aspetterebbe) bensì anche nel paese di transito.. ovvero la Libia. Il respingimento in sè e per sè è legale, il problema nasce su come viene effettuato. Del resto l'Italia non ha più una frontiera esterna terrestre visto che adesso anche la Svizzera ed il Liechtenstein sono entrate nell'area Schengen sicchè l'unica frontiera esterna è il mare mediterraneo.
Ricordo che anni fa, era previsto il respingimento alla frontiera quando degli individui cercavano di entrare dalla Slovenia in Italia via Trieste illegalmente. Il respingimento in questo caso, come nel caso del Mediterraneo, è possibile ma con dei limiti. Prima di effettuare il respingimento è infatti necessario mettere gli individui nella condizione di:
-chiedere asilo politico
-richiedere lo status di rifugiato
-richiedere cure mediche urgenti e necessarie (ad esempio una donna incinta che sta per partorire).
Queste tre condizioni valgono anche nelle acque del Mediterraneo ma i migranti non sono stati messi nella condizione di chiedere una delle tre cose.
Mi nasce comunque il sospetto che le norme proposte dal nostro Governo non combattano la tratta degli essere umani così come spesso decantato ma che anzi, la alimenti visto che coloro i quali "accompagnano" le persone dal paese di origine al paese di transito, saranno le stesse che dopo, li porteranno indietro.
Una politica seria in materia di immigrazione è necessaria.. ma è anche necessario e doveroso il rispetto dei diritti umani, dei Trattati Internazionali.
Non è "cacciando" indiscriminatamente che si risolve un problema perchè lo si esaspera.
@aggiungo una cosa a quanto detto da Marco 619: la Direttiva dell'UE del 2008 in materia di immigrazione verrebbe a decadere di fronte all'approvazione del "reato di clandestinità" da parte dell'Italia in quanto esiste un comma che prevede la non applicabilità della stessa nel caso in cui l'individuo abbia una sanzione penale. Con l'introduzione del reato di clandestinità, anche chi avrebbe diritto di asilo, si ritroverebbe a non poterlo ottenere in virtù di tale reato.
Mi sembra un gravissimo passo indietro che mi riporta ai diritti violati a molti Rumeni anni or sono. Prima dell'ingresso della Romani nell'UE infatti, se le autorità Italiane con un decreto di espulsione, cacciavano un Rumeno dal territorio italiano, questi in virtù di un accordo tra Romania ed Italia, si vedevano ritirare il proprio passaporto per 5 anni senza la possibilità di lasciare il paese. La gravità della cosa risiede nel fatto che, nel caso in cui un individuo impugnando il decreto di espulsione, fosse stato riconosciuto dal Tribunale Italiano come avente diritto di restare in Italia annullando il provvedimento di espulsione, la conseguenza dell'allora vigente legiislazione era irrimediabile in quanto, non corrispondeva l'automatica restituzione del passaporto da parte delle autorità rumene al proprio cittadino che si ritrovava negato un diritto riconosciuto anche dall'Italia fino allo scadere dei 5 anni previsti dall'accordo bilaterale Italia-Romania.